Poste Italiane condannata per le operazioni fraudolente di prelievo di denaro subite da un correntista

Poste Italiane condannata per le operazioni fraudolente di prelievo di denaro subite da un correntista
07 Marzo 2022: Poste Italiane condannata per le operazioni fraudolente di prelievo di denaro subite da un correntista 07 Marzo 2022

IL CASO. Tizia, titolare di un libretto postale a cui era associata una carta di prelievo, conveniva in giudizio avanti al Tribunale di Lecce Poste Italiane, deducendo di aver subito 17 prelievi di denaro non autorizzati dal proprio libretto postale, a causa dell’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza predisposti dalle medesime Poste.

Chiedeva, pertanto, che Poste fosse condannata alla restituzione della somma che le era stata sottratta.

Poste si difendeva sostenendo che la correntista non avesse osservato la diligenza minima nella conservazione del codice di sicurezza associato alla carta di prelievo.

LA DECISIONE. Con ordinanza ex art. 702-bis c.p.c., il Tribunale di Lecce ha accolto la domanda proposta dalla correntista, condannando Poste al risarcimento del danno in suo favore, pari all’importo complessivamente prelevato in modo fraudolento.

Il Tribunale ha affermato che la fattispecie rientra nell’ambito di applicazione del d.lgs. n. 11/2010 in tema di servizi di pagamento, secondo il quale sia l’utente che il prestatore di servizi di pagamento sono destinatari di alcuni obblighi.

In particolare, il Tribunale ha evidenziato come Tizia (l’utente) avesse rispettato tali obblighi.

Tizia aveva, infatti, utilizzato “lo strumento di pagamento in conformità dei termini esplicitati nel contratto”, non avendo mai perso la carta di prelievo, né fornito il relativo codice di sicurezza a terzi.

Inoltre, aveva comunicato “senza indugio al prestatore di servizi (…) lo smarrimento, il furto, (…) l’uso non autorizzato dello strumento”, avendo bloccato la carta, disconosciuto le operazioni eseguite e presentato querela presso la Questura, non appena venuta a conoscenza dell’esecuzione dei prelievi di denaro non autorizzati.

Il Tribunale ha evidenziato che, invece, Poste non aveva “garantito quel livello minimo di sicurezza che avrebbe impedito a soggetti terzi” di eseguire operazioni fraudolente, non avendo, ad esempio, considerato anomali e sospetti i numerosi prelievi di denaro eseguiti fuori dal luogo di residenza della cliente.

Inoltre, il Giudice di primo grado ha rilevato che Poste non aveva adempiuto all’onere probatorio che gli incombeva, non avendo provato che “il prelievo non [era] opera di terzi, ma [era] riconducibile comunque alla volontà del cliente”.

Alla luce di tali circostanze, il Tribunale di Lecce ha condannato Poste a pagare in favore della correntista quanto indebitamente sottrattole mediante i 17 prelievi di denaro non autorizzati.

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